domenica 18 febbraio 2018

Alastair Crooke - Il grande accordo di Putin con lo stato sionista: sarà possibile digerirlo?



Traduzione da Strategic Culture, 17 febbraio 2018.

"Lo stato sionista accampa superiorità morale," ha scritto l'esperto di difesa Alex Fishman il mese scorso sul quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth, "e si dirige speditamente verso una deliberata guerra; senza giri di parole, è la guerra che è già iniziata in Libano." Nel suo articolo Fishman evidenzia: "La deterrenza in senso classico si ha quando si minaccia un avversario affinché non ti colpisca nel tuo territorio; in questo caso invece lo stato sionista pretende che il nemico si astenga dal compiere qualche atto nel proprio territorio, pena l'essere colpito. Sia da un punto di vista storico sia dal punto di vista del diritto internazionale, le possibilità che questa minaccia venga recepita come concreta e che porti alla cessazione delle attività dell'avversario nel suo stesso territorio sono scarse."
Anche Ben Caspit ha fatto riferimento alla concreta prospettiva di una guerra deliberata; in un editoriale su Haaretz invece -come mostrato dal professor Idan Landau in un blog di notizie dallo stato sionista- si legge: "Il governo dello stato sionista deve comunque ai cittadini spiegazioni dettagliate, pertinenti e persuasive su come mai una fabbrica di missili in Libano abbia cambiato l'equilibrio strategico al punto che è necessario entrare in guerra. Deve presentare delle valutazioni al pubblico: il numero preventivato di perdite, i danni stimati alle infrastrutture civili, il prezzo da pagare per questa guerra, e raffrontarle al pericolo rappresentato dalla costruzione della fabbrica di missili."
In Medio Oriente si vive in tempi pericolosi oggi, sia per il presente che per il medio termine.
La scorsa settimana si è verificato il primo episodio di "cambiamento delle carte in tavola" che ha quasi gettato in guerra la regione: l'abbattimento di uno dei più sofisticati aerei dell'arsenale sionista, uno F16i. Solo che, come ha scritto Amos Harel in questa circostanza, "il Presidente russo Vladimir Putin ha messo fine al confronto tra stato sionista e Iran in Siria, ed entrambe le parti si sono attenute a questa decisione... Sabato pomeriggio, dopo la seconda ondata di bombardamenti... ufficiali superiori sionisti stavano ancora perseguendo una linea intransigente, e sembra che a Gerusalemme si stessero prendendo in considerazione ulteriori azioni militari. La discussione in merito si è chiusa non molto dopo una telefonata tra Putin e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu" (il corsivo è nostro, [N.d.A.]).
Questa dichiarazione ha cambiato le carte in tavola per la seconda volta. Ai bei vecchi tempi, come li ha chiamati Martin Indyk, lo stato sionista si sarebbe rivolto agli USA come per riflesso. Questa volta no. Questa volta lo stato sionista ha chiesto di mediare al Presidente Putin. Sembra che lo stato sionista consideri adesso il signor Putin come la potenza di cui non può fare a meno. E per quanto riguarda lo spazio aereo a nord, è effettivamente così. Come ha scritto Ronen Bergman sul New York Times, "allo stato sionista non sarà più possibile prendere iniziative indiscriminate in Siria"; in secondo luogo, "se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, la potenza dominante nella regione è la Russia".
Cosa significa tutto questo? Innanzitutto, non si tratta di un drone che ha oltrepassato o meno la frontiera di quello che lo stato sionista chiama stato sionista e che la Siria chiama invece "Golan occupato". Lasciamo perdere questo punto, o se preferite consideriamolo come un caso di "effetto farfalla" nella teoria del caos, quello in cui due piccole ali finiscono per cambiare il mondo. In definitiva, le multiformi avvisaglie di una guerra incombente scaturite dal successo che lo stato siriano ha avuto nel combattere l'insurrezione jihadista si sono accumulate contro di esso. La vittoria siriana ha mutato l'equilibrio dei poteri in Medio Oriente, e stiamo assistendo alla reazione di certi stati sovrani a fronte di questa sconfitta strategica.
Lo stato sionista si è schierato coi perdenti e intende limitare le perdite; teme i mutamenti in atto nel settore settentrionale della regione e il Primo Ministro Netanyahu ha cercato varie volte di ottenere dal Presidente Putin la garanzia che all'Iran e a Hezbollah non sarebbe stato concesso di conseguire alcun vantaggio strategico in seguito alla vittoria siriana, tale da andare a detrimento dello stato sionista. Ora, sembra chiaro che Putin non ha fornito alcuna garanzia di questo genere. Ha detto a Netanyahu che pur riconoscendo e prendendo atto degli interessi dello stato sionista in materia di sicurezza, anche la Russia aveva i propri interessi. E ha sottolineato che l'Iran era "un partner strategico" della Russia.
In pratica, non esiste alcuna presenza effettiva dell'Iran o di Hezbollah nelle immediate vicinanze dello stato sionista; anzi, sia l'Iran che Hezbollah hanno sostanzialmente ridotto nel complesso la propria presenza in Siria. Ma Netanyahu voleva di più, a quanto pare; e per fare pressione sulla Russia affinché garantisse che la Siria del futuro non avrebbe ospitato alcuna presenza sciita, lo stato sionista ha iniziato a bombardare la Siria praticamente ogni settimana, e a minacciare bellicosamente il Libano col pretesto che l'Iran vi stesse approntando fabbriche di "missili sofisticati". In questo modo ha di fatto detto al Presidente Putin: "se non ci garantisci direttamente e in maniera inoppugnabile che in Siria non ci sono né l'Iran né Hezbollah, noi mettiamo a ferro e fuoco sia il Libano che la Siria."
Insomma, è successo che lo stato sionista ci ha rimesso uno F16, inaspettatamente abbattuto dalla contraerea siriana. Il messaggio è questo: "La stabilità in Siria e in Libano è interesse russo. Noi riconosciamo gli interessi dello stato sionista in materia di sicurezza, ma non intromettetevi nei nostri. Se volete la guerra con l'Iran sono affari vostri, e la Russia non se ne farà coinvolgere; non dimenticatevi però che l'Iran è, e continua ad essere, un nostro partner strategico".
Ed ecco il grande accordo di Putin: la Russia si addosserà una precisa e definita responsabilità nei confronti della sicurezza dello stato sionista, ma non se lo stato sionista intende deliberatamente entrare in guerra contro l'Iran e Hezbollah, o se altrettanto deliberatamente interferisce con la stabilità nel nord del Medio Oriente, Iraq compreso. E basta bombardamenti gratuiti nel nord al fine di mandarne all'aria la situazione. Se poi lo stato sionista vuole la guerra con l'Iran, la Russia se ne terrà lontana.
Lo stato sionista ha assaggiato il bastone del Presidente Putin: cari sionisti, la superiorità aerea nel nord è stata appena punzecchiata dalle difese aeree siriane. E quando i nostri missili antiaerei S400 saranno in postazione la perderete del tutto. Consideratela finita.
Nel caso ci fosse qualche dubbio, si consideri la dichiarazione che il Capo dello Stato Maggiore delle forze aerospaziali russe, il Maggior Generale Sergey Meshcheryakov, ha rilasciato nel 2017: "Oggi in Siria è stato dislocato un sistema di difesa aerea unificato e integrato. Abbiamo assicurato lo scambio di informazioni e di tecnologie fra i sistemi di identificazione aerea siriano e russo. Tutte le informazioni sulla situazione dei cieli partono dalle stazioni radar siriane e arrivano ai punti di controllo dei concentramenti delle forze russe".
Da questo derivano due dati di fatto. Innanzitutto, che i russi sapevano esattamente quello che stava succedendo quando l'F16 sionista si è imbattuto nello sbarramento dei missili antiaerei siriani. Il decano dei corrispondenti sionisti in materia di difesa Alex Fishman ha scritto sul quotidiano ebraico Yediot Ahronot dell'11 febbraio: "uno degli aerei [sionisti] è stato colpito dai due sbarramenti di ventisette missili superficie-aria siriani... un traguardo non da poco per l'esercito siriano, e una cosa imbarazzante per l'aeronautica sionista perché si presumeva che i sistemi di contromisure elettroniche che proteggono l'aereo lo proteggessero dallo sbarramento missilistico... L'aeronautica si troverà a dover procedere con un'accurata inchiesta tecnica e di intelligence per capire se i siriani sono in possesso di sistemi in grado di superare le misure di avvertimento e di disturbo a disposizione dello stato sionista e se i siriano hanno sviluppato nuovbe tecniche di cui l'aeronautica sionista non è a conoscenza. E' stato riferito che i piloti non hanno parlato via radio di alcun allarme indicante un missile nemico diretto verso il loro aereo. All'inizio si pensava che lo avrebbero riferito. Avrebbero potuto esserne preoccupati. Ma esiste anche la più preoccupante possibilità che non sapessero di avere un missile diretto contro, e questo porta alla questione del perché non lo sapevano e si sono accorti della gravità del danno solo dopo essere stati colpiti e sono stati costretti ad eiettarsi."
In secondo luogo, la successiva affermazione dei sionisti secondo cui la Siria era stata punita con la distruzione del 50% del suo sistema di difesa antiaerea va presa con estrema cautela. Si ricordi quanto affermato da Meshcheryakov: si tratta di un sistema russo-siriano unificato e completamente integrato, il che significa che su di esso sventola la bandiera russa. E difatti il portavoce dell'aeronautica sionista si è rimangiato questa prima affrmazione, come risulta qui.
Infine, dopo l'abbattimento dello F16, Putin ha detto allo stato sionista di farla finita con la destabilizzazione della Siria. Non ha detto nulla sul pattugliamento della frontiera meridionale da parte di droni siriani, che è pratica corrente in Siria per il controllo dei gruppi di insorti in azione al sud.
Il messaggio è chiaro. Lo stato sionista può contare su limitate garanzie in materia di sicurezza da parte della Russia, ma non ha più la propria libertà di azione. Senza il dominio dell'aria, che la Russia si è già assicurata, la presunta superiorità aerea sui paesi arabi confinanti che la psiche collettiva dello stato sionista considera da molto tempo assodata ne esce con le ali spuntate.
Ora, un accordo di questo genere può essere assimilato nello stato sionista, dal punto di vista culturale? Occorre aspettare e vedere se i capi dello stato sionista accetteranno l'idea che non dispongono più della superiorità aerea sul Libano e sulla Siria, o se invece la leadership politica sionista, come temono i commentatori qui citati, sceglierà deliberatamente di entrare in guerra nel tentativo di prevenire la perdita totale del dominio dei cieli. Esiste ovviamente anche la possibilità di correre a Washington per cercare di convincere l'AmeriKKKa a far propria la causa della cacciata dell'Iran dal suolo siriano, ma ci si chiede se Putin non abbia già incastrato in anticipo Trump con il suo piano, e senza tanto chiasso. Chissà.
Dal punto di vista delle forze armate sioniste una guerra preventiva per recuperare la superiorità aerea sarebbe fattibile o realistica? Si tratta di una questione dibattuta. Un terzo dei cittadini sionisti è culturalmente ed etnicamente russo, e molti ammirano il Presidente Putin. E in tal caso, lo stato sionista potrebbe contare sul fatto che i russi non userebbero i sofisticati missili antiaerei S400 schierati in Siria per proteggere i militari russi che vi si trovano?
Di per sé neppure le tensioni che ci sono tra stato sionista, Siria e Libano contribuiscono a porre fine all'attuale ridda di rischi che la situazione in Siria comporta. Nel corso dello stesso fine settimana la Turchia ha perso un elicottero e i due uomini di equipaggio, abbattuti ad Anfrin dalle forze curde. In Turchia il risentimento contro lo YPG e il PKK sta salendo, il nazionalismo e il neoottomanismo stanno raggiungendo un picco, e l'AmeriKKKa viene rancorosamente ritratta come un nemico strategico. Il Presidente Erdogan afferma convinto che le forze turche spazzeranno via le forze dello YPG/PKK da Anfrin fino all'Eufrate, ma un generale ameriKKKano dice che i soldati ameriKKKani non si faranno certo da parte per aprire la strada a Erdogan a Manbij, che si trova a metà strada. Chi farà per primo un passo falso? E questa escalation può andare avanti senza che si verifichi una rottura sostanziale nelle relazioni tra USA e Turchia? Erdogan ha già notato che il budget per la difesa del 2019 già contempla uno stanziamento di cinquecentocinquanta milioni di dollari a favore dello YPG. Che cosa intende fare davvero l'AmeriKKKa con un gesto simile?
I vertici delle forze armate statunitensi, tutti occupati a giocare una riedizione della guerra del Vietnam in cui però stavolta l'AmeriKKKa vince -per mostrare che l'esito in Vietnam fu per i militari quello di una sconfitta immeritata- possono accettare di ritirarsi da un'occupazione della Siria che hanno imposto con perentorietà ad est dell'Eufrate, perdendo così altra credibilità? E possono farlo proprio adesso che il ripristino della credibilità e dell'influenza militare statunitense sono il mantra stesso dei generali della Casa Bianca (e di Trump)? O forse questo perseguire il ripristino della propria credibilità degenererà in un tiro al tacchino contro l'Esercito Arabo Siriano o anche della stessa Russia, che considera l'occupazione statunitense in Siria come fattore di intrinseco disturbno della stabilità regionale che essa sta cercando di instaurare?
La competizione a tutto campo tra stati per il futuro della Siria e del Medio Oriente è palese ed evidente. Ma chi si nasconde dietro provocazioni che potrebbero portare a una escalation e gettare abbastanza facilmente l'intera regione in un conflitto? Chi ha fornito il missile portatile che ha abbattuto il cacciabombardiere russo SU25 il cui pilota alla fine ha coraggiosamente preferito, circondato dagli jihadisti, uccidersi con una bomba a mano invece di farsi catturare vivo? Chi ha "agevolato le cose" al gruppo di insorti che ha lanciato il missile? Chi ha fornito ai curdi di Anfrin sofisticati armamenti anticarro che hanno distrutto una ventina di carri armati turchi? Chi ha dato milioni di dollari per le gallerie e i bunker scavati dai curdi di Anfrin? Chi ha pagato l'equipaggiamento delle loro forze armate?
Chi c'era dietro il nugolo di droni muniti di esplosivo mandati ad attaccare la principale base aerea russa a Khmeimim? I droni erano costruiti in modo da sembrare dall'esterno come semplici apparati di fabbricazione casalinga, roba che una forza irregolare potrebbe anche arrangiare in qualche modo, ma le contromisure elettroniche russe sono riuscite a prendere il controllo e a far atterrare sei apparati di questo tipo, e i russi hanno potuto constatare che all'interno si trattava di qualcosa di molto diverso: c'erano contromisure elettroniche sofisticate e sistemi di guida basati su GPS. Insomma, l'aspetto casareccio serviva a mascherare un'essenza davvero sofisticata, verosimilmente frutto del lavoro di un ente statale. Quale? E perché? Qualcuno stava cercando di mettere Russia e Turchia una contro l'altra?
Non si sa. Ma è abbastanza chiaro che la Siria è crogiolo di potenti forze distruttive che potrebbero, di proposito o no, mettere in subbuglio il paese e potenzialmente tutto il Medio Oriente. Come ha scritto l'esperto di questioni di difesa sionista Amos Harel, lo scorso fine settimana "siamo arrivati a un niente dal ritrovarci in guerra".

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