sabato 24 febbraio 2018

Prato: il diplomato Giovanni Donzelli vuole l'abolizione del reato di tortura. Ce ne ricorderemo alle elezioni!


La competenza di Giovanni Donzelli gli permette di affrontare con sicurezza qualsiasi tema. 
Dal diritto penale ai microchip per cani.


In questa sede il diplomato Giovanni Donzelli è stato più volte dileggiato nel corso degli anni. Un dileggio fondato su basi di buona concretezza -dalla plurilustre frequentazione dell'Universtà di Firenze che non lo ha portato a conseguire alcun titolo accademico fino all'autocertificazione di nullafacenza con tanto di autografo- cui il diplomato ha prestato il fianco con una affannosa ricerca di visibilità mediatica che lo ha portato anche a disconferme fisicamente dolorose.
Nel marzo 2018 nello stato che occupa la penisola italiana è prevista una consultazione elettorale di tipo politico; la "campagna elettorale" è una cosa in corso permanente ed è infarcita esclusivamente di idiozie, piccole cattiverie, schifezze, colpi bassi, ciance, invettive, menzogne pure e semplici e cronaca efferata. In questo nulla di male e nulla di strano, i sudditi del "paese" dove si mangiano spaghetti, si indossano canottiere e si consulta pornografia minorile coltivano con impegno una coscienza politica probabilmente inferiore a quella degli scarafaggi; la classe politica che ne è fedelissimo riflesso e i mass media ai suoi ordini non fanno che assecondarne l'atteggiamento e ci sarebbe senz'altro da sorprendersi se il clima sociale fosse differente.
La mole di sconcezze vomitata ogni giorno dalla "libera informazione" in ogni campo, in ogni sede, su ogni argomento, per qualsiasi circostanza e in ogni occasione ha assunto dimensioni tali che in questa sede abbiamo semplicemente smesso di occuparcene, e non certo da oggi.
Facciamo una minuscola eccezione ad uso delle persone serie, considerando il piccolo "occidentalista" citato in oggetto come un esempio neppure tra i peggiori dell'ambiente della "politica di rappresentanza".
Giovanni Donzelli è noto ai nostri lettori come "Occidentalista" costoso e maldestro. Negli ultimi anni il centro del suo "attivismo" si è spostato da Firenze a Prato, città senz'altro più confacente a un certo modo di intendere la vita e l'"impegno" in politica, e dove soprattutto certe alzate d'ingegno comportano costi potenziali senz'altro minori.
Il "partito" cui Giovanni Donzelli deve fedeltà e retribuzione è capeggiato da una ragazza madre che una destra degna di questo nome destinerebbe alla quiete domestica e alla meditazione sulle proprie colpe. Il sovvertimento di ogni principio che è l'essenza stessa dell'"occidentalismo" consente invece a simili individui di autoattribuirsi meriti e prestigio, e in questo senso il miscuglio di malafede e di incompetenza che il diplomato Donzelli profonde in ogni proprio atto pubblico hanno pieno diritto di cittadinanza.
A Prato, nel corso della campagna elettorale permanente, il diplomato Giovanni Donzelli è andato a curiosare anche dalle parti della "casa circondariale", il legalissimo e disinfettato nome che il linguaggio giuridico riserva oggi alla galera. L'"occidentalismo" politico sguazza perfettamente a proprio agio nella marginalità peggiore e nelle esistenze più squallide e schifose, di cui è al tempo stesso causa e riflesso in un meccanismo che tende almeno in parte ad autoalimentarsi. In un ambiente tanto produttivo il ben vestito Donzelli ha assicurato che  "Oltre a dare dotazioni adeguate e condizioni di sicurezza migliori abolirà immediatamente il reato di tortura che costringe gli agenti a non potersi difendere di fronte ad aggressioni, e per di più a pagarsi gli avvocati in caso di accuse da parte dei detenuti". Tanto più che il "governo", a detta dello stesso ben vestito, " ha recentemente più che raddoppiato gli stipendi per i detenuti che lavorano per l'amministrazione penitenziaria". Una rapida indagine consente di appurare che veramente nel 2015 il "governo" ha raddoppiato le spese di mantenimento che i prigionieri sono tenuti a rifondere. I prigionieri pagano per stare in carcere 108 euro al mese, come stabilito dalla circolare 3662/6112 e come da decenni fissato dall'articolo 188 di quel "codice penale" con cui Giovanni Donzelli non ha ovviamente alcuna familiarità. Sul raddoppio delle diarie, invece, non abbiamo trovato alcuna conferma in fonti o commentari giuridici. L'unica fonte che afferma qualcosa di simile è un piagnucoloso articolo pubblicato nel 2017 da "Libero", dove si ribadisce il fortunato assunto delle "carceri hotel a cinque stelle" e che è rintracciabile da chiunque sia interessato con un qualunque motore di ricerca. Precisazione per le persone serie: a differnza di "Libero", il cui rapporto con la realtà è ordinariamente nullo, "Il Vernacoliere" di essere una pubblicazione satirica lo porta scritto a chiare lettere sotto la testata.
La nulla familiarità del diplomato Donzelli con la legislazione vigente nello stato da cui percepisce retribuzione ha ovviamente tutte le conseguenze del caso.
Una lettura anche superficiale dell'articolo 613bis del Codice Penale e alla definizione di "tortura" ivi sottintesa permette anche a un neofita del linguaggio giuridico di intuire non pregiudicate le ordinarie misure di cui si avvale l'apparato repressivo.
Il sistema penitenziario dello stato che occupa la penisola italiana suscita negli ambienti seri reazioni concordemente improntate al più esplicito disprezzo, e sarebbe facile sottolinearlo attingendo a fonti che si riconoscono nell'attivismo politico.
Più stimolante invece attenersi a fonti difficilmente tacciabili di corrività filocomunista, come quelle appartenenti alla Confederazione Elvetica.
A nord di Como inizia un territorio che guarda alla penisola italiana con la degnazione e il neanche troppo velato disprezzo che essa fa di tutto per meritarsi, specie quando affida incarichi pubblici o addirittura responsabilità vitali a "occidentalisti" tanto competenti. TicinoNews -che con la realtà deve avere un rapporto molto meno conflittuale delle fonti di cui si avvalgono gli "occidentalisti" c'a'pummarola 'n coppa- indica che la Confederazione non è affatto propensa a lasciar correre su certi comportamenti della gendarmeria cui i donzelli darebbero invece campo libero. Un commentario giuridico pubblicato su diritto.it e firmato dal ticinese Andrea Baiguera Altieri si esprime poi ovviamente in tutt'altro modo sulla condizione dei prigionieri nello stato che occupa la penisola italiana:
In Italia, il Testo dell’ Art. 6 OP viene clamorosamente e scandalosamente violato in tutti i suoi 5 commi a causa della pessima edilizia penitenziaria italica. P.e., il comma 4 Art. 6 OP, relativo alla cella singola durante la custodia cautelare, risulta comico ( rectius : tragico ). Soltanto la Bulgaria, in Europa, possiede, allo stato attuale, locali penitenziari peggiori di quelli italiani. Il comma 1 Art. 6 OP è un insulto alla verità dei fatti, allorquando statuisce che le celle debbono essere ben illuminate, areate, riscaldate e dotate di WC idonei e puliti. La politicizzazione del Diritto Penitenziario italiano impedisce tutt’ oggi di raggiungere, a prescindere dal Testo formale dell’ OP, un pur minimo grado di umanità delle condizioni di vita intra-murarie. L’Italia, dopo la Riforma Margara del 1975, possiede eccellenti potenzialità, mortificate dalle ideologie di Partito.[*]
Ideologie di "partito" che la ciancia politica peninsulare statuisce morte solo quando affrontano il tema della giustizia sociale e della verità, e che per tutto quanto il resto godono invece ottima salute. Al pari del diplomato Donzelli, alla cui perfetta rappresentatività è giusto augurare ogni fortuna.



[*] Lo stato che occupa la penisola italiana è citato nell'originale. Ce ne scusiamo come di consueto con i nostri lettori, spcie con quanti avessero appena finito di pranzare.


Nessun commento:

Posta un commento